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Lui & Lei

Tutto e subito.


di Parrino
07.05.2023    |    6.182    |    1 9.7
"Nel calcare il tono su quell’ultima parola, mi fissa con sguardo languido e un sorriso appena accennato..."
Ci avrò messo forse troppa energia a bussare a quella porta. Ma me ne son reso conto solo dopo il terzo colpo. Troppo tardi. Per qualche secondo, silenzio. Poi, odo passi delicati muoversi veloci verso la barriera di legno e metallo davanti a me. Ancora silenzio, e un’ombra allo spioncino. Un istante di attesa prima che la porta finalmente si apra.
Di fronte a me, lei. I suoi lunghi capelli rossi scompigliati e i suoi occhi color del ghiaccio, ancora non del tutto accesi, mi fanno pensare che, probabilmente, avrei potuto muovermi di casa un’oretta più tardi. Pazienza, ormai sono qui. Il mio sguardo percorre il suo corpo, avvolto solo da una lunghissima camicia da notte in tinta con gli occhi. I suoi piccoli seni premono contro il tessuto, e il contorno, ben visibile, dei suoi capezzoli rende evidente l’assenza del reggiseno.
Il mio membro, già eretto durante il tragitto verso casa sua, a quello spettacolo, subisce un ulteriore sussulto.
‘E’ scoppiata la guerra?’, mi chiede, con voce impastata, mentre si scosta dall’uscio per permettermi di entrare. Lo faccio, e richiude la porta alle mie spalle.
‘No, solo un’illuminazione. Scusami, ti ho svegliata?’.
‘No no, ero a rotolarmi fra le coperte, ma sveglia da almeno mezz’ora, tranquillo’.
‘Sei sola?’, le chiedo, mal celando un tono quasi ansioso.
‘Si, le altre sono uscite presto. Io non ho lezione, e così ne approfittavo per… rilassarmi’.
Nel calcare il tono su quell’ultima parola, mi fissa con sguardo languido e un sorriso appena accennato. Percepisco che, probabilmente, non l’ho distolta dal sonno, ma da ben altre attività. Una smorfia di approvazione si dipinge appena sul mio volto, in segno di complicità. Una complicità evidente ma mai sbocciata in altro.
Nel frattempo, mi precede nella sua stanza.
‘Scusa il disordine’.
‘Scusa tu per l’ora’.
‘Dimmi di questa illuminazione’, mi dice, poggiandosi alla parete accanto alla porta.
‘Quanto tempo abbiamo prima che casa si ripopoli?’, chiedo, con voce flebile.
‘Mezz’ora credo, forse qualcosa in più. Perché?’.
‘Voglio scoparti’.
La sua espressione, in una frazione di secondo, muta da incuriosita, a sorpresa, a perplessa.
‘Che?’, mi chiede, scrollando appena la testa.
‘Devo ripeterlo?’, le chiedo, avvicinandomi a lei a passo lento ma deciso.
Pensa un attimo di troppo a come replicare, un istante che le è fatale. In quel momento le sono addosso, premendola col mio corpo contro il muro e insinuandomi nella sua bocca appena schiusa, a cercare la sua lingua.
La bacio con voracità. Lei, per un momento, resta immobile, più basita che contrariata. Poi, avverto le sue braccia avvinghiarsi al mio collo e la sua lingua saettare rapidamente attorno alla mia.
Mentre le nostre bocche si scontrano fameliche, una mia mano risale lungo una sua coscia, scansando il tessuto della camicia da notte e prendendo possesso della sua pelle calda e vellutata. Con la sua gamba cinge le mie, mentre il mio tocco è, ormai, a un passo dalle sue natiche.
Mi insinuo, senza riguardo, sotto le sue mutandine. Palpo il suo culetto piccolo e sodo, poi mi sposto a cercare il centro del suo piacere. La punta delle mie dita sfiora le sue labbra già umide, mentre un gemito le sfugge, perdendosi nella mia bocca.
Mi stacco da un bacio interminabile, usando l’altra mano per far scivolare via le spalline del suo indumento casalingo.
‘Ti stavi toccando?’, le chiedo, mentre un mio dito scorre lungo la sua fessura bagnata e la sua camicia da notte inizia a scivolare, scoprendole i seni.
‘Si”, mi dice, ansimando. Intanto, le mie labbra si impossessano di uno dei suoi capezzoli, già turgido. Lo stringo tra i denti, fino a strapparle un nuovo gemito.
Mentre mi dedico a quelle piccole tettine, non smetto di massaggiare la sua figa. Nel frattempo, lei tiene le gambe divaricate e il corpo completamente adagiato contro il muro.
Scanso ulteriormente le sue mutandine che, finalmente, le scorrono lungo le cosce fino alle caviglie, liberandomi da quell’impiccio. Intanto, con non poche difficoltà e molta foga, sbottono i miei jeans, facendo scivolare anch’essi sul pavimento. Alle mie mutande, poco dopo, tocca la stessa sorte.
Il mio pene svetta deciso, puntando contro di lei. Un attimo più tardi le sono ancora addosso, a baciarla nuovamente. Un bacio umido, un osceno incrocio di lingue. Nel frattempo, il mio membro preme sul suo pube depilato e sulla sua intimità, ormai del tutto fradicia.
Il bacio non dura molto, stavolta. Il tempo è poco, al contrario della mia voglia. E della sua.
La trascino, quasi a peso morto, contro il letto. Si muove in maniera goffa, con le mutandine ad imprigionarle le caviglie e la camicia da notte arrotolata in vita, che non nasconde praticamente nulla del suo corpo esile ed atletico.
Mi porto dietro di lei. Reclina la testa e si appoggia completamente a me. Ci perdiamo in un nuovo bacio, mentre le mie dita continuano ad esplorare la sua vagina e l’altra mano strizza i suoi seni. Sento i suoi succhi colarmi lungo le dita e la sua lingua perdersi nella mia bocca. Intanto, il mio membro si insinua tra le sue natiche, premute contro di me.
Decido che è abbastanza, per entrambi. Con una mano le spingo la nuca verso il basso. Ha già capito, e mi guarda con un sorriso malizioso e gli occhi annebbiati dall’eccitazione. Scivola sinuosa con le braccia sul materasso, tenendo le gambe tese e sporgendo il bacino.
Le divarico appena le cosce, mentre le labbra della sua vagina si svelano davanti ai miei occhi. Senza perdere tempo, appoggio il mio glande su di esse, forzandole appena. Con le mani le cingo la vita, percependo il suo respiro che, per un attimo, si ferma.
Entro lentamente, sostando, di tanto in tanto, per farla abituare alle mie dimensioni. Ogni tanto, muove il bacino in circolo, per accoglierlo meglio. Nel giro di pochi secondi le sono completamente dentro. E’ stretta, e sembra quasi voler stritolare il mio pene, ma l’essere estremamente lubrificata facilita non poco le nostre azioni.
Le mie mani, dalla vita si spostano attorno suoi seni penzolanti. Li catturo, li strizzo appena, stringo i capezzoli tra le dita. Esco lentamente da lei, fino a lasciarle dentro solo il glande. Un attimo più tardi, l’afferro nuovamente per i fianchi. Appena in tempo per sostenerla nella mia prima spinta. Le sono ancora tutto dentro, strappandole un urlo. Esco. Rientro, appena più rapidamente di prima. Poi ancora, e ancora una volta. Ogni spinta è impercettibilmente più rapida della precedente. Poche decine di secondi, e sento la sua vagina allargarsi abbastanza da permettermi movimenti più decisi. Una mia mano si serra sui suoi fianchi, l’altra le afferra i capelli, tirandola a me, mentre il ritmo imposto alla scopata si fa sempre più incalzante. I suoi gemiti e i miei sospiri si susseguono ad ogni affondo. Devo sostenerla con vigore, altrimenti cadrebbe in avanti, tanta è la velocità e la profondità con la quale stantuffo la sua figa, ormai aperta sotto i miei colpi. Affonda la testa nel materasso, mentre io affondo in lei il mio cazzo, ormai teso allo spasimo. Gli umori le colano lungo le cosce, bagnando anche il mio pube e il mio scroto che, ad ogni spinta, sbatte violentemente contro le sue labbra. Non passa molto, che la sento irrigidirsi, fremere, urlare il suo piacere soffocandolo tra le lenzuola e, un istante dopo, abbandonarsi completamente sul letto. In quello stesso istante, la inondo del mio piacere, mischiando il mio sperma bianco e denso ai suoi umori viscosi e trasparenti.
Appena mollo la presa sul suo bacino, crolla sfinita sul materasso, voltandosi, poi, supina. I suoi occhi sono persi altrove. Le sue gote rosso fuoco e il suo respiro ansimante mi fanno comprendere che ha goduto almeno quanto me. Tiene ancora le gambe divaricate, permettendomi così di scorgere un rivolo di crema bianchiccia fuoriuscire dalla sua intimità.
Il mio pene è ancora eretto. Vorrei continuare a godere di lei e farla godere di me, ma uno sguardo all’orologio sul muro mi ricorda che la mezz’ora è passata. E che non è il caso che si sappia che sono stato qui. A malincuore mi rivesto, tirando su slip e jeans. Mi chino su di lei per un ultimo bacio, stavolta fugace. Ci guardiamo negli occhi per un momento. ‘La prossima volta… ci organizzeremo meglio’, le sussurro. Mi sorride. Di rimando, lo faccio anch’io. Poi, senza costringerla ad alzarsi, lascio la sua stanza e il suo appartamento. Pensando che la mia è stata proprio un’ottima illuminazione, decisamente.
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